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giovedì 13 giugno 2013

LA GUERRA DEI BREVETTI

La Guerra dei Brevetti...




Facebook, Apple e Yahoo – La guerra dei Brevetti Scritto da: ilwebmaster21 4 giugno 2013 Inserisci un commento Solo gli utenti registrati possono gestire gli Articoli Preferiti. L’ironia è che il diritto dei brevetti è stato ideato per tutt’altro, non doveva avere a che fare con la tecnologia. È come mettere sullo stesso piano un AK4 7 con una spada: entrambi fanno male. Il sistema dei brevetti è vecchio come la Costituzione degli Stati Uniti, che li descrive come la capacità di “promuovere le arti e le scienze utili”. Sono stati concepiti per un mondo meccanico, per proteggere l’innovazione e l’invenzione di qualcosa di concreto capace di migliorare la vita. Da allora, il mondo è cambiato molto. “L’efficacia dei brevetti è mutata nell’era digitale”. Ora sono usati per garantire la proprietà di un concetto di software e non più una reale innovazione tecnologica dice Arti K. Rai, analista di proprietà intellettuale presso la Duke University School of Law, “In questo modo, invece di garantire i diritti di chi ha prodotto qualcosa, stanno solo difendendo delle idee astratte”. Il linguaggio usato nelle domande di brevetto per i software può essere così generico da permettere a chi li registra di rivendicare ogni sorta di progresso, comprese cose che non hanno mai realizzato, o che non hanno creato prima di depositare la domanda. Ciò ha aperto la porta a tante azioni legali nel settore tecnologico. Le aziende più quotate detengono un enorme portafoglio di brevetti, in grado di dare significati retrospettivi a progetti depositati con tutt’altro significato e valore. Un esempio è un recente contenzioso tra Yahoo e Facebook. Il caso si fonda su dieci brevetti che Yahoo ha depositato tra il 1997 e il 2007, che vagamente fanno riferimento a funzioni ora integrate nella maggior parte dei siti di social-media, come consigliare qualcosa agli amici, rendere private alcune aree del proprio profilo, personalizzare le pagine, e rilevare lo spam. Yahoo ritiene che i suoi brevetti abbiano reso Facebook la potente azienda che è oggi, e che Mark Zuckerberg debba pagare i danni, con effetto retroattivo, per violazione di brevetti, compresi interessi e spese legali. Che cosa vogliono ancora? Che il gigante dei social-media rimuova tutte queste funzionalità. Facebook, come lo conosciamo, scomparirebbe. Non sorprende che l’azienda di Zuckcrberg abbia rifiutato di farlo, ha acquistato 750 brevetti da IBM, e sta intentando una contro-causa per infrazione della propria proprietà intellettuale sul concetto di news feed. Dopo essere stato inizialmente deriso da molti utenti di Facebook, il news feed è oggi una delle caratteristiche più importanti del socia- network. “Yahoo ha copiato l’idea integrando i feed in Flickr e in Yahoo Profiles”, afferma Carani. “Questo brevetto, ironia della sorte, è stato depositato da un ex dipendente di Yahoo che ha lavorato per Facebook, e ciò ha portato a uno stallo legale”. Il caso di Yahoo contro Facebook è stato ora risolto, le due aziende si sono alleate, sfruttando a vicenda le licenze dell’altro e collaborando a progetti futuri. Una pace difficile, quindi, ma come osserva Carani, “tanto tempo, denaro, ed energie sono già andate sprecate”. Non è la prima volta che Yahoo ha usato dei brevetti per far leva su una rivale. Nel 2004 ha vinto una causa sulla tecnologia del motore di ricerca di Google, creata da un’azienda acquistata da Yahoo. Google ha risolto il caso, offrendo al concorrente un corrispettivo di 2,7 milioni di dollari in licenze tecnologiche secondo le ultime stime, nel vostro computer da scrivania confluiscono 592.345 brevetti, in una fotocamera digitale 113.465, in un telefono cellulare 287.229. Problemi giuridici sorgono quando le aziende decidono di “militarizzare” questi brevetti e di usarli come armi legali fra le tante infrazione sui brevetti, cen’è uno in particolare che è stato individuata come la causa dell’attuale guerra degli smartphone: il brevetto USA 8.086.604. È stato concesso ad Apple nel dicembre 2011, e ha dato all’azienda la proprietà di una “interfaccia universale per il recupero d’informazioni in un sistema informatico” – un concetto incredibilmente ampio. Inizialmente venne richiesto, e respinto, nel novembre 2004. In quello stesso periodo, Apple mise più di mille dipendenti a lavorare sul segretissimo Project Purple, che sarebbe poi stato concretizzato nell’iPhone. Steve Jobs, pragmatico quanto idealista, aveva capito che Apple, entrando da zero nel settore delle telecomunicazioni, doveva creare qualcosa di diverso in grado di lasciare il segno. Il tipo d’innovazione del Project Purple richiedeva quindi una pesante dipendenza dai brevetti. Nel 2005, Jobs era già stato coinvolto in una causa legale intentata contro Appie dall’azienda di Singapore Creative Labs. Dopo tre mesi in tribunale, e la sentenza finale, le casse della mela morsicata si erano alleggerite di cento milioni dollari. Il contenzioso si basava sul fatto che Creative Labs aveva presentato un ampio programma di brevetti relativi all’uso di menu a video per il reperimento d’informazioni .. . e questi assomigliavano all’interfaccia di navigazione usata dall’iPod. Jobs aveva imparato una lezione molto importante (e molto costosa), e promise a se stesso che non sarebbe successo di nuovo. Nacque così la filosofia Appie sui brevetti. Col successo dell’iPhone, il valore delle azioni Apple crebbe esponenzialmente, ma i legali dell’azienda erano ancora tormentati dal quel brevetto 8.086.604. Ne modificarono il testo, e presentarono nuovamente la domanda la richiesta fu rifiutata più volte, ma l’insistenza di Apple aveva cominciato a erodere la determinazione dell’ufficio brevetti degli Stati Uniti: la loro posizione si stava ammorbidendo. “Anche se la domanda è stata presentata più volte, con spese enormi, ne è valsa la pena”, dice Carani. “Circa il 70 per cento delle domande di brevetto sono alla fine approvate, dopo che il richiedente modifica il testo, cambia qualche parola, o semplicemente logora gli esaminatori dei brevetti”. Nel dicembre del 2011, dopo dieci tentativi, il brevetto è finalmente approvato, proprio tre mesi dopo il lancio dell’iPhone 4S, il primo iPhone a includere Siri. Ora 1’8.086.604 è conosciuto come “Il brevetto Siti” … ma può essere usato per salvaguardare quasi tutto quello che l’iPhone fa, ma anche quello che non fa. È stato questo brevetto Siri, insieme con altri brevetti Apple, a far chiedere alla casa di Cupertino un miliardo di dollari a Samsung per danni. In seguito, la cifra è stata mitigata a 600 milioni, con Samsung che sta ancora cercando di riaprire il processo. Dopo il primo verdetto, Mark Cuban, diventato miliardario grazie alla tecnologia e stella del reality show americano “Shark Tank”, ha scritto su Twitter “Se il PC IBM avesse depositato un brevetto dello stesso tipo, Apple non esisterebbe. IBM l’avrebbe citata in giudizio e cancellata dalla faccia della Terra”. Ti è stato utile questo articolo? INUTILE SI MOLTO SI DAI.. NO... ABBASTANZA POCO Condividi! About ilwebmaster21 Sono un appassionato della tecnologia in generale e mi occupo principalmente di Siti Web. Conosco vari linguaggi di programmazione come: C# Windows Forms / WPF, PHP e HTML, mi occupo anche di Grafica, Video e Assistenza Informatica. Per me è più di un lavoro ma una passione. Precedente: Quark Xpress 9.5 – ITA Successivo: Mega Pack Torrent XXX Articoli interessanti [TV] History Channel – I Signori del Futuro (2012) 12 giugno 2013 Diario sulla Siria – Quello che nessuno dice 8 giugno 2013 Apple Magazine – 10 Maggio 2013 13 maggio 2013 [Mac] Sveglia Personale v.1.4 6 aprile 2013 [eBook] Giovanni Boccia Artieri – Facebook per genitori 4 aprile 2013 [Mac] Mountain Lion 10.8.3 “Vergine” – ITA 27 marzo 2013 Inserisci un commento Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. Campi obbligatori * Nome * Email * Website 8 × = venti quattro Ricevi un avviso se ci sono nuovi commenti. 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martedì 4 giugno 2013

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sabato 1 giugno 2013

Buono a Sapersi...



== La chiesa di San Giovanni e la casa di Maria ==
Quando gli apostoli dovettero lasciare [[Gerusalemme]], [[Giovanni apostolo ed evangelista|san Giovanni]] con Maria madre di Gesu', che gli era stata affidata da [[Gesù]], venne ad Efeso. Morto [[San Paolo]] a causa della persecuzione di Nerone, san Giovanni diventò capo della Chiesa di Efeso e fece opera di propaganda della fede in tutta la regione. Alla sua morte fu sepolto alle falde dell'altura della rocca di Selgiuq e sulla sua tomba fu eretta una basilica che, durante l'impero di Giustiniano, venne trasferita nel luogo dove ora si trovano i resti della chiesa di san Giovanni.

A partire dal VII secolo a causa delle frequenti aggressioni degli Arabi attorno alla chiesa vennero erette delle mura sicché la chiesa fece parte della rocca. Nel XIV secolo la basilica era adibita a moschea, nel 1375 fra la basilica e il tempio di Artemide fu costruita una nuova moschea, la chiesa perse le sue funzioni di culto musulmano e fu completamente trascurata andando in rovina. Gli scavi hanno messo in luce i resti che rivelano che la chiesa aveva la pianta a croce, era sormontata da volte a botte, era preceduto da un atrio costruito a terrazze a causa della pendenza del terreno, aveva due cupole sulla volta centrale, due sui bracci laterali e due al centro.
Secondo i verbali del concilio di Efeso la Vergine rimase per un breve tempo in locali vicini a quella che fu la chiesa dove si svolse il concilio, poi si trasferì in una casa posta su un'altura oggi chiamata "monte dell'usignolo" e vi rimase secondo la tradizione fino all'anno 46 quando a 64 anni d'età fu assunta in cielo.

Non essendo ancora molto diffuso il Cristianesimo l'ubicazione della casa fu presto dimenticata.
[[Anna Katharina Emmerick]] una donna tedesca vissuta dal 1774 al 1824, ammalata da lungo tempo e incapace di camminare ebbe una visione mistica e scrisse un libro sulla vita di Maria indicando fra l'altro il luogo dove la Vergine avrebbe trascorso gli ultimi anni. Un sacerdote francese di nome [[Gouyet]] decise di recarsi ad Efeso nel 1881 e, con l'aiuto del vescovo di Smirne [[Timoni]], trovò la casa di Maria, ma nessuno gli credette. Soltanto dieci anni dopo le ricerche del frate lazzarista Jung coadiuvato dal direttore del Seminario di Smirne Pouline si accettò che la rivelazione della Emmerick fosse esatta. Nel 1967 il [[papa Paolo VI]] e nel 1979 il [[papa Giovanni Paolo II]] si recarono ad Efeso e pregarono nella casa di Maria facendo sì che ormai tutto il mondo fosse d'accordo nel ritenerla tale. Anche il successore, [[papa Benedetto XVI]], nel suo viaggio in Turchia ha visitato Efeso e pregato nella casa di Maria.<br />
La casa è ora una piccola cappella con pianta a croce, a destra dell'altare c'era una camera distrutta in seguito, a sinistra dell'abside una piccola stanza si pensa sia stata la camera da letto, davanti all'altare il pavimento è di marmo nero e si presume che qui vi fosse il focolare della casa.








fonte Wikipedia







Con il solito affetto Vostra
                                                                 Annie fidelis


Catramba...number one!

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